febbraio 03, 2008

LA PARMIGIANA DI MIA NONNA


Mia nonna cominciava a cucinare la parmigiana la sera prima della festa con tutti gli zii e cugini. Tagliava a fette le melanzane le cospargeva di sale perchè perdessero "l'amarognolo". Nel frattempo cucinava la salsa di pomodoro senza olio e senza sale: il sale e l'olio si devono aggiungere a fine cottura. Poi andava a letto lasciando le melanzane a perdere il loro liquido tutta la notte. Si alzava alle cinque, quando ancora tutti dormivano, per friggere le melanzane, faceva così perchè, secondo lei, il cibo viene meglio se c'è silenzio. Io la sentivo e mi alzavo per guardarla: era bellissima. La guardavo muovere le lunghe braccia sottili che spostavano le melanzane fritte dalla padella al piatto con la carta assorbente. Finita questa operazione prendeva le teglie per il forno e ci versava un po' di salsa di pomodoro profumata con il basilico in uno strato leggero; ci adagiava le melanzane fritte sovrapponendo un poco le fette, ci cospargeva il pecorino grattugiato, uno strato di di fettine di scamorza, alcune fettine di uova sode e fettine di salsiccia magra piccante che si conserva sotto strutto. Ripeteva l'operazione strato dopo strato fino ad arrivare quasi al bordo della teglia. All'ultimo strato versava, sopra le melanzane, solo la salsa di pomodoro e il formaggio grattugiato. Le infornava per quaranta minuti. Alle dieci della mattina erano già pronte. Le toglieva dal forno mentre mi spiegava che la Parmigiana si serve sempre tiepida ed è migliore se fredda. All'una c'eravamo tutti: i nonni, i miei genitori, i miei fratelli, gli zii e i miei cugini. La Parmigina era un successo mi faceva sembrare intelligente mia zia che raccontava dell'ultimo abito che aveva acquistato per andare ad una rappresentazione teatrale e di quanto le fosse costato. Rimanevo rapita ad ascoltare mia cugina che si lamentava perchè in un certo albergo dove era andata non aveva trovato il televisore e perciò si era annoiata a morte. Sorridevo alle discussioni tra mia madre e un'altra zia sul ricamo più adatto su un certo tipo di tessuto che sarebbe servito per confezionare un lenzuolo per la dote.
Con mia cugina Maddy, mia coetanea, decidevamo con chi saremo uscite quella sera e la decisione era sempre orientata dalle fotografie dei modelli che trovavamo sulle riviste: una volta trovammo un modello con un naso bellisimo e così decidemmo che, quella sera, avremmo accettato di passeggiare solo con ragazzi che avessero un naso uguale o simile a quello del modello. E così fu.
La musica per questo piatto: il melodramma "Andrea Chènier" di Umberto Giordano perchè è un'opera dalle tinte forti.
Il libro: "La palabras andantes- Parole in cammino" di Eduardo Galeano citazione: "Le storie si raccontano di notte, perchè di notte il sacro è reale, e chi sa raccontare racconta sapendo che il nome è quella cosa che il nome nomina"

Nessun commento: